WORN BY Lester Nowhere

Exploring the sound with Lester Nowhere - Producer and Beatmaker

“I miei sogni sono in divenire. Un mio obiettivo è sicuramente ampliare la community di giovani che fanno, o che vorrebbero fare, il mio stesso lavoro in Italia.”

Lester Nowhere lavora come produttore musicale e beatmaker a Milano ed è riuscito a trasformare la sua passione nel suo lavoro. Una professione interessante e molto particolare, nata dall’amore per la musica e la creatività. Leggi la sua intervista per conoscere Lester e la sua passione.

Chi sei, di cosa ti occupi e qual è l’origine del tuo nome d’arte?

Mi chiamo Arturo Fratini, in arte Lester Nowhere e di professione faccio il produttore e il beatmaker. Il mio nome d'arte deriva da American Beauty, un film che ho amato molto da bambino. Il nome del protagonista è Lester, ed è per questo che l'ho scelto. Fu in quello stesso periodo che presi anche la decisione di dedicarmi interamente alla musica e Lester (il protagonista) fu la mia ispirazione perché anche lui, come me, decide di lasciare il lavoro e inseguire la sua passione.
La parola Nowhere l’ho aggiunta al mio nome d’arte solo più avanti per il semplice motivo che solo “Lester” non mi avrebbe distinto dagli altri, siccome ne esistono milioni. Ho aggiunto perciò una parola che mi piaceva e che non è altro che il luogo dove vive “Leone il cane fifone”.

Come ti sei appassionato al beat making?

Ho iniziato a fare musica intorno ai 13-14 anni perché sono entrato in contatto con la musica hip-hop a quell’età, prima infatti ascoltavo solo rock. L’hip-hop è stato il primo stile musicale a dirmi che avrei potuto fare musica in maniera soddisfacente, anche senza saper suonare uno strumento, cosa che non mi ha mai entusiasmato. Ho sempre prodotto solo musica al computer.

Come riesci a trovare l’ispirazione per comporre?

Anche se non credo molto nell’ispirazione, andare in montagna mi aiuta per mettere in ordine i pensieri. Personalmente, più che ricercare l’ispirazione, tendo ad ascoltare musica del passato, dimenticata, che mi piace, per poi rielaborarla e trasformarla nei miei beat e in musica nuova. Questa operazione si definisce “campionare” un brano ma a me piace definirla anche “riciclare” un brano.

Quanto tempo dedichi alla musica giornalmente?

Giornalmente non trascorro le stesse ore producendo musica, dipende: certi giorni potrei anche lavorare per 12 ore, altri 0. In generale cerco di dedicarmi almeno 6 ore al giorno, ma se una volta non ce la faccio, preferisco staccare: rischierei infatti di sfinirmi. I periodi in cui mi "mettevo sotto" e trascorrevo 10/12 ore al giorno a produrre sono ormai passati: questo tipo di lavoro penso di averlo giĂ  alle spalle. Cerco quindi di tutelarmi maggiormente nei momenti in cui non riesco a dedicarmici.

Quanto è importante per te il confronto?

Personalmente il confronto è importante, ma non è una cosa che mi piace fare. Non mi è facile, infatti, far sentire la mia musica a chiunque: deve essere una persona che conosco bene e che può darmi un feedback che ritengo importante.

Credi nella collaborazione?

Credo molto nella collaborazione perché lavorare con altre persone ti velocizza su certi aspetti. A volte infatti, mi capita di focalizzarmi troppo su dei dettagli quando lavoro da solo. La collaborazione mi permette di avere anche punti di vista differenti. Nel mio lavoro collaborare consiste nello stare in studio con un artista, che magari canta, e seguire un percorso che vada incontro allo stile di entrambi. Lo stesso vale lavorando anche con altri produttori/beatmaker; proviamo ad arrivare ad un risultato finale che soddisfi entrambi e che sia bello.

Quali sono i tuoi sogni?

I miei sogni sono in divenire. Un mio obiettivo è sicuramente ampliare la community di giovani che fanno, o che vorrebbero fare, il mio stesso lavoro in Italia. Inoltre, sembra scontato, ma vorrei continuare a fare musica e sperare che venga apprezzata.

Quanto è importante nel tuo lavoro l’abbigliamento?

Dovendomi interfacciare spesso con artisti e producer musicali, ciò che indosso rappresenta spesso il mio biglietto da visita. Cerco sempre quindi di indossare capi “interessanti”, ma allo stesso tempo comodi, siccome passo la maggior parte delle ore seduto davanti ad un computer. Un capo di cui non posso fare a meno sono gli Herringbone Cargo di MONOBI, colore verde rana. Sono comodi, versatili e funzionali.